Sponsorizzate su Facebook: Attento a non commettere questi 10 errori 

Il mondo digitale è pieno di strumenti validi e soluzioni che si possono mettere in pratica per incrementare il fatturato. Oltre alla SEO e a Google Ads un’azione di marketing fondamentale riguarda le sponsorizzazioni su Facebook.

E se non funzionano? Purtroppo può succedere e molto più di quanto si pensi ma solo se non vengono effettuate in modo corretto

In questo articolo condivideremo con voi i 10 errori più comuni che vengono effettuati nelle campagne su Facebook analizzando nel dettaglio le azioni migliori da intraprendere per ottenere risultati efficaci.

Ma qual è il segreto di una sponsorizzata su Facebook di successo? Molti sono gli imprenditori che si pongono questa domanda, soprattutto chi ha ottenuto scarsi risultati dai propri investimenti su Facebook Ads. Gli stessi che sostengono che questo sia un canale su cui non sia più necessario spendere soldi. Ma è davvero così?

Se durante la pandemia si è verificato un calo dei costi legati alla spesa pubblicitaria seguito dal forte taglio d’investimenti da parte delle aziende, oggi non è più così.

Sponsorizzate su Facebook: Come funzionano?

Innanzitutto, le sponsorizzazioni su Facebook ADS sono un’asta e in quanto tale: all’aumentare del numero di aziende interessate ad acquistare spazi pubblicitari si verifica un conseguente aumento di costi di quegli spazi. 

Con quello che è stato sicuramente uno dei momenti più difficili della vita di tutti, il lockdown, molti inserzionisti hanno smesso di fare pubblicità. E, allo stesso tempo, il numero di utenti e di conseguenza la loro permanenza sui social sono notevolmente aumentati. 

Ma cosa ha riservato questa combinazione di fattori? 

Le aziende che hanno continuato a fare campagne su Facebook hanno beneficiato di questa riduzione della spesa pubblicitaria. 

Tuttavia, dopo la pandemia si è tornati alla situazione pre-Covid. Il tempo disponibile da trascorrere sui social è tornato alla normalità ma iOS14 è stato aggiornato rendendo più complesso il processo di raccolta dati per le pubblicità online.

Nell’ambito digital, i risultati positivi ottenuti durante la pandemia si differenziano in modo significativo rispetto alle attuali performance. Motivo per cui non è possibile paragonare la situazione di ieri a quella di oggi.

Qual è il costo delle sponsorizzazioni su Facebook?

Prima di parlare dei costi relativi alle sponsorizzazioni su Facebook è doveroso fare una premessa: non è possibile stabilire con certezza e a priori il budget necessario per sponsorizzare su Facebook con successo.

Dato che i costi per sponsorizzare le campagne su Facebook potrebbero variare da pochi centesimi a diversi euro per clic (in media si parla di un costo compreso tra $0,50 e $2,00 per clic) occorre tenere presente che esistono molte variabili da considerare a seconda del settore e della situazione da cui si parte. 

I 10 errori da non commettere nelle sponsorizzate su Facebook

Qual è la ragione dietro al mancato successo e ai risultati deludenti delle sponsorizzazioni su Facebook? Semplice. Non stai sfruttando appieno le potenzialità di questo strumento.

Per noi di Stratego Swat, è una costante trovare errori nella gestione delle inserzioni ogni volta che analizziamo gli account pubblicitari dei nuovi clienti. 

Vediamo ora i 10 errori più comuni e che devono essere evitati nelle sponsorizzate su Facebook.

Errore 1: Impiegare budget eccessivamente limitati

Investire poco budget su Facebook non permette di uscire dalla fase di apprendimento e impedisce la raccolta di dati sufficienti per ottenere conversioni.

Spieghiamolo meglio con un esempio.

Pensa a Facebook come una macchina che necessita di carburante per poter mostrare un’inserzione in un certo raggio d’azione. Se investi poco budget l’algoritmo non avrà il tempo e i numeri necessari per capire chi è il pubblico più in target. 

Ma ora facciamo un passo indietro. Cos’è la fase di apprendimento? Domanda lecita. 

Le linee guida di FB ci dicono: “Ogni volta che viene mostrata un’inserzione, il nostro sistema di pubblicazione impara qualcosa in più sulle persone e sui posizionamenti ideali per la pubblicazione dell’inserzione. Più viene mostrata un’inserzione, più il sistema di pubblicazione diventa efficace nell’ottimizzarne i risultati.

Per semplificare, la fase di apprendimento è il periodo durante il quale il sistema acquisisce informazioni sul pubblico di riferimento. Per raggiungere il pubblico adeguato, necessita di un ampio campione al fine di eseguire il test. Inoltre, è fondamentale un budget per determinare il posizionamento più efficace affinché l’inserzione sia visualizzata dal pubblico in target.

In definitiva, ciò che vuole la piattaforma del gruppo meta sono i dati. E come possiamo aiutare Facebook a raccoglierne una quantità sufficiente per migliorare le campagne?

La soluzione è: investire un budget adeguato all’impresa

A tal proposito, ecco un altro esempio.

Immagina di dover navigare da Amalfi a Capri. Quanto tempo impiegherai per raggiungere l’isola se decidi di fare 10 euro di carburante in 5 barche differenti? E quanto, invece, se fai 50 euro in una sola barca? Sicuramente, nel primo caso impiegherai più del dovuto, ammesso che tu riesca ad arrivare mentre nel secondo caso arriveresti decisamente prima.

Lo stesso vale per Facebook: è meglio gestire un solo gruppo di annunci quando il budget è ridotto.

Errore 2: Testare un solo pubblico ristretto

Spesso capita di pensare che la creazione di un audience su Facebook basato su molti interessi sia una strategia corretta in quanto questi interessi dovrebbero rispecchiare le reali inclinazioni del cliente, tralasciando il fatto che si tratti di un errore.

Cosa fare, dunque?

Semplice. Facebook sa qual è il nostro target meglio di noi, perciò dandogli eccessive limitazioni non potrà esprimere tutto il suo potenziale.

Nello specifico:

  • con un pubblico troppo piccolo non riuscirà ad analizzare dati sufficienti per trovare il target di riferimento;
  • con un pubblico più ampio, invece, avrà più possibilità di trovare le persone più interessate a ciò che vendi.

Ma, esiste una dimensione di audience minima per far sì che Facebook possa operare in modo efficace? Dipende.

In generale, i progetti che seguiamo noi di Stratego Swat hanno un pubblico di partenza di almeno 3-4 milioni di persone. Questo per testare un’audience nazionale.

Nel caso in cui si faccia riferimento ad un’attività locale sarà necessario geolocalizzare la campagna, evitando di inserire gli interessi, per far sì che Facebook possa lavorare su un pubblico ristretto. Al più sarà necessario scegliere la fascia di età ed eventualmente il genere.

Errore 3: Non intercettare pubblico nuovo

Al fine di poter migliorare il funnel di azione occorre intercettare periodicamente pubblico nuovo.

Per ogni business il funnel è fondamentale al fine di poter sviluppare un piano d’azione.

Si sa il funnel rappresenta la base da cui partire, una best practice che può essere adottata da tutti. Prima di focalizzarci su quelli che sono i parametri da monitorare, vediamo cos’è il funnel.

Per identificarlo utilizziamo l’immagine di un imbuto attraverso cui far passare gli utenti intercettati con le nostre campagne pubblicitarie. Questo modo visuale ci permette di rappresentare proprio il percorso che i clienti compiono. Partendo dalla bocca dell’imbuto, quindi dalla parte alta del funnel, si ha un pubblico freddo, cioè che ancora non ci conosce. Man mano che si scende nell’imbuto il pubblico si riscalda poiché entra in contatto con il nostro brand, comincia a conoscerci e quindi ad avere una maggiore familiarità con ciò che vendiamo fino a prendere in considerazione l’acquisto, trasformandosi in un cliente pagante.

Il nostro compito di web agency è quello di allargare la bocca di questo imbuto, così da inglobare sempre nuovo pubblico potenzialmente in target. Nello specifico, possiamo raggiungere un ampio pubblico a costi contenuti.

Una volta raggiunto un ampio numero di persone sarà possibile effettuare ulteriori attività digital al fine di raggiungere maggiori conversioni.

Per capire se si sta procedendo nel modo giusto, un parametro da monitorare è la frequenza. Questo indicatore si ottiene dividendo il numero di impression fatte dall’inserzione per la copertura della stessa. Nello specifico:

  • la copertura indica gli utenti unici a cui è stata mostrata l’inserzione,
  • le impression indicano il numero totale di volte in cui una inserzione è stata vista.

Ne consegue che una persona potrebbe aver visto la stessa inserzione 4 volte. In questo caso, la copertura è 1, le impression sono 4 e la frequenza è 4 (4/1).

Ciò a cui dobbiamo stare attenti, è che la frequenza delle nostre campagne rivolte alla parte alta dell’imbuto non salga trappo. Se ciò accadesse, significherebbe che le mie inserzioni verrebbero viste sempre dalle stesse persone e quindi non raggiungerei nuovo pubblico. Dunque, cosa si può fare per intercettare nuovo pubblico e mantenere sufficientemente bassa la frequenza? Ci sono più strade possibili:

  1. mantenere lo stesso pubblico cambiando il copy e le creatività;
  2. spegnere quel gruppo di inserzioni e testare un nuovo pubblico;
  3. provare con un pubblico molto ampio;
  4. rivoluzionare completamente le ad, sia nel copy che nelle creatività

Per avere un riscontro positivo, una delle prime azioni che si può compiere è quella di cambiare alcune variabili. E dal momento che Facebook targetizza anche in base al copy e alle immagini, una volta modificate, probabilmente l’algoritmo andrà alla ricerca di nuove persone. In questo modo c’è la possibilità che la frequenza e la copertura miglioriorino.

Se questo non basta occorre testare un nuovo pubblico o stravolgere la strategia di campagna.

Queste azioni correttive sono valide se le Facebook ADS lanciate hanno una frequenza alta, una copertura in calo e non portano risultati in termini di conversioni. Tuttavia, se raggiungiamo l’obiettivo di campagna, nonostante l’alta frequenza, allora possiamo evitare di effettuare grandi azioni correttive. Ecco perché bisogna considerare diversi parametri e non solo quelli relativi a frequenza, copertura e impression.

Errore 4:  Utilizzare le stesse leve per pubblici freddi e caldi

Premessa: ogni tipo di pubblico necessita di leve differenti, ovvero di copy e creatività diverse per ogni fase del funnel.

Se il pubblico è freddo è necessario fare leva su una domanda latente, ossia un bisogno non esplicitamente espresso dalle persone che stanno visualizzando la nostra inserzione.

Il che significa che il primo passo da compiere consiste nel evidenziare un problema che potrebbe essere rilevante per il pubblico di riferimento, seguito dall’offerta di una soluzione.

In generale, quando le persone non hanno fiducia nel brand o hanno delle obiezioni riguardo al prodotto venduto, la campagna non genera conversioni. Dunque, nelle fasi successive è necessario affrontare tali obiezioni e mostrare al pubblico in target che esistono persone soddisfatte del prodotto offerto.

Ecco un esempio.

Nella caption abbiamo scritto quanto segue: Workshop gratuito fotografia per viaggiatori I Stanco di scattare “a caso” nei tuoi viaggi migliori?”.

In questo caso, si fa leva sull’insoddisfazione delle persone che guardano le foto scattate durante il loro viaggio. Questa problematica indica un bisogno: imparare a scattare foto durante le proprie esperienze di viaggio.

Questa leva ha già dimostrato di portare a dei risultati elevanti in termini di conversioni.

Invece, per coloro che già sono a conoscenza della nostra offerta ma potrebbero avere dei dubbi, forniamo ulteriori motivazioni per le quali dovrebbero prendere parte al workshop.

Cerchiamo di convincere queste persone a scegliere il nostro prodotto di punta, che li aiuterà a raggiungere l’obiettivo di scattare foto più belle durante i loro viaggi.

Per casi simili a quello appena descritto è possibile sfruttare una strategia di remarketing, al fine di intercettare un pubblico caldo, avente come obiettivo quello di ricordargli data e ora del workshop.

In sintesi, una campagna di questo tipo permette di accrescere la reputazione del brand e la fiducia da parte delle persone. Allo stesso modo, pubblicare recensioni dei clienti soddisfatti si dimostra efficace nel migliorare i risultati della campagna.

Errore 5: Non dare importanza ai dettagli delle creatività

Commettendo questo errore potrebbero verificarsi penalizzazioni in termini di risultati della campagna.

Tra gli errori più comuni troviamo:

  • pubblicare video senza sottotitoli;
  • impiegare un copy generico che non affronta una problematica specifica;
  • parlare del problema senza offrire una soluzione;
  • omettere le call to action.

Anche se piccoli, questi errori non vanno mai sottovalutati.

Errore 6: Sfruttare il posizionamento Instagram senza collegare l’account aziendale

I social network rivestono un ruolo essenziale nell’ambito di una strategia digitale mirata verso un preciso target di clienti rappresentando una reale opportunità di business.

Pertanto, la possibilità di vedere la nostra inserzione su diversi posizionamenti, quali il feed di Facebook o di Instagram, nei Reel o nelle Stories, costituisce un vero potenziale. Tuttavia, se non viene impostato tutto al meglio succede che si verificano degli errori.

Se il tuo obiettivo è infondere fiducia al tuo target principale, lanciare una campagna con posizionamenti automatici non è sbagliato. In sostanza, si tratta di lasciar decidere Facebook in merito a quale sia il luogo migliore dove mostrare l’inserzione.

Questa azione diventa un errore solo se non si collega l’account Instagram al Business Manager di Facebook e poi si lancia una campagna con tutti i posizionamenti.

E se lanciamo una campagna con un posizionamento su un account Instagram non collegato cosa succede?

Gli utenti vedranno l’inserzione ma se vorranno raggiungere il profilo associato a quella campagna non troveranno l’account. Di conseguenza, non saranno in grado di sviluppare la fiducia necessaria per considerare l’acquisto di quel servizio.

Questo rappresenta un errore che ha un impatto negativo sull’immagine del brand.

Al contrario, ciò che sarebbe stato utile è il fatto di poter raggiungere la pagina Instagram del cliente dove trovare storie in evidenza, post e contenuti di approfondimento, ottimi per convincere l’utente a fidarsi del brand. In questo caso, il servizio venduto in questione è un videocorso e in quanto tale finché non lo si acquista non lo si può conoscere a fondo.

Pertanto, diviene fondamentale stimolare costantemente il pubblico con contenuti che raccontino il servizio e diano certezze sulla bontà di quanto si sta offrendo.

Ed è proprio per questo che quando un utente viene intercettato da una campagna deve avere la possibilità di visitare il profilo del brand.

Detto ciò, se la tua attività non dispone di un account Instagram, ti consigliamo di crearne uno e iniziare a pubblicare dei contenuti. Poi, collegalo alla pagina Facebook in modo da usare anche questo posizionamento per le campagne.

Errore 7: Per ogni posizionamento utilizzato evita di formattare i contenuti

Ricordiamoci che nelle Facebook ADS è importante realizzare creatività differenti e ottimizzate in base al posizionamento selezionato. E una volta definito questo è necessario analizzare i risultati ottenuti.

Cosa fare quindi?

Se dobbiamo promuovere un contenuto attraverso i Reel non possiamo caricare un semplice video animato come quello pubblicato nel feed di Facebook.

Il motivo? Questo tipo di formato non è in linea con le aspettative degli utenti che di solito fruiscono dei Reel.

Perciò, in questo caso, le dimensioni contano e non occuparsi di questo aspetto è un grossissimo errore.

Diamo un’occhiata all’esempio riportato qui sotto. È chiaro che per ogni tipo di posizionamento il formato cambia.

Si noti che nel feed sono stati realizzati dei formati adeguati per ogni tipo di posizionamento, non ci sono contenuti distorti e non ci sono fasce riempitive per far sì che quel formato si adatti ad un determinato posizionamento. Solo in questo modo il contenuto sarà esteticamente bello.

Nelle stories e nei Reel è evidente. In questo caso, è necessario occupare completamente lo spazio verticale del posizionamento. Di conseguenza, un’immagine in formato quadrato non è adeguata. E, pertanto, è necessario pensare a contenuti dimensionati in modo ottimale.

Errore 8: Non avere controllo dei risultati per ogni posizionamento

Come menzionato in precedenza, l’impostazione di posizionamenti automatici nelle campagne Facebook è corretto perché gli permette di scegliere autonomamente, sulla base dello storico dei dati raccolti, il posizionamento più adatto all’inserzione lanciata, ma bisogna stare attenti a non commettere i classici errori.

Se non è stato allocato un budget adeguato (vedi Errore 1), Facebook avrà difficoltà a capire qual è il posizionamento ideale andando a distribuire il budget su ogni posizionamento perché non riuscirà a comprendere qual è il migliore su cui puntare.

Nello specifico, se il budget da investire nelle Facebook ADS è ridotto, è importante fare attenzione a quali posizionamenti portano a dei risultati e quali no.

Monitorando i risultati per ogni posizionamento può sembrare che la spesa sia irrilevante. Ma se sommiamo ogni piccolo importo è chiaro che avremmo potuto investire meglio quel budget allocandolo in un solo posizionamento profittevole.

Come si controllano i risultati ottenuti per ciascun posizionamento?

Nella campagna pubblicitaria si inseriscono dei tag. E, se fino a qualche tempo fa erano visibili all’interno della piattaforma di Facebook, oggi è possibile monitorare i risultati ottenuti per ciascun posizionamento solo attraverso le Analytics di Google.

L’inserimento dei tag nelle Facebook ADS non è una pratica molto comune ma è fondamentale per evitare sprechi di budget e riuscire ad individuare i posizionamenti migliori.

In Stratego Swat lo facciamo per ogni cliente di cui curiamo le campagne social. Per farlo, basta impostare i tag necessari alla fine dell’inserzione, nei parametri URL.

E cosa si evince dal monitoraggio dei tag?

Ad esempio, se la posta di messenger conduce a pochi risultati, il consiglio è quello di rimuovere questo posizionamento e concentrare il budget su altre risorse.

Errore 9: Non monitorare i risultati delle campagne

Per quanto riguarda il monitoraggio dei risultati delle campagne, nell’immagine qui di seguito abbiamo due esempi interessanti per quanto riguarda il parametro che interessa i gruppi di inserzioni.

La prima campagna ha ottenuto:

  • 207 risultati;
  • al costo di 1,83€ per ogni risultato;
  • a fronte di una spesa di 378€.

La seconda:

  • 63 risultati; 
  • al costo di 6,43€ per risultato; 
  • a fronte di un importo speso di 404,86€. 

Mettendo a confronto le due Facebook ADS è possibile notare una differenza di circa 100€ sull’investimento pubblicitario.

Ok, ma quale campagna ha portato i risultati migliori?

In base al costo per risultato, è stata la prima campagna.

Inoltre, utilissima da considerare è la frequenza. Quest’altro parametro ci permette di capire quante volte un annuncio viene visto dalle persone intercettate.

E spesso, quando è elevata, i risultati tendono ad essere piuttosto scarsi. E perché? La risposta è semplice e i numeri ne danno conferma.

Quando la frequenza è troppo alta significa che le persone intercettate dall’inserzione stanno vedendo l’annuncio un numero esorbitante di volte e, nonostante ciò, non acquistano.

La seconda campagna, quella meno performante, oltre ad avere un costo per risultato 6 volte superiore rispetto alla prima, ha anche una frequenza molto alta. 

Alla luce di ciò, è chiaro che la campagna sta raggiungendo un pubblico che non è interessato a quello che la campagna pubblicizza.

Ma qual è il risultato di questa analisi? Vediamolo insieme.

Il budget investito in campagne poco performanti viene sprecato piuttosto che essere allocato meglio. Ad ogni modo, si tratta di considerazioni che possono essere effettuate solo a fronte di un costante monitoraggio dei risultati.

In definitiva, nell’ambito degli investimenti su Facebook ADS è di fondamentale importanza effettuare una valutazione accurata al fine di individuare i gruppi di inserzioni migliori e agire sulla base di ragionamenti supportati dai dati.

Errore 10: Non essere in grado di valutare l’efficacia delle ADS

Vediamo ora il controllo delle singole inserzioni.

Ogni campagna è composta da uno o più gruppi di inserzioni, all’interno dei quali sono presenti una o più inserzioni. Ciascuna di esse determina dei risultati che vanno monitorati per capire quali sono le inserzioni vincenti.

Per monitorare questi risultati e capire qual è l’andamento di un’inserzione, si utilizzano diversi parametri. In questo caso, ne analizzeremo 3: CPM, CTR e frequenza.

Nel caso che vi riportiamo qui di seguito è possibile notare i risultati della prima AD:

  • una copertura che supera le 14 mila persone;
  • 169 leads a un costo di 4,74€; 
  • 801,59 € di investimento pubblicitario;
  • una frequenza di 10,33;
  • il CTR (Tasso di click in uscita) dello 0,65%.

Il tasso di conversione indica la percentuale di persone che hanno visualizzato la pubblicità e hanno cliccato sull’inserzione per arrivare alla pagina di destinazione.

Osserviamo ora la seconda inserzione. Questa ha tutti i parametri vincenti investendo solo 44 €.

Ma cosa sarebbe successo se avessimo allocato più budget? Probabilmente i risultati ottenuti sarebbero stati decisamente migliori rispetto alla campagna da 801,59€.

Ora, però, vorremmo parlarvi della cannibalizzazione delle inserzioni.

Bene, ma cosa significa?

Si parla di cannibalizzazione quando più campagne entrano in competizione tra di loro.

Nell’esempio riportato sopra, la prima inserzione ha saturato il suo pubblicoallo stesso tempo è stata aggiunta una seconda inserzione che è entrata in conflitto con la prima.

Considerando che la prima AD ha raccolto già qualche dato, Facebook ha spostato tutto il budget su questa inserzione.

Questo è dovuto anche al fatto che per via di budget così ridotti (7,50 € al giorno per inserzione), l’algoritmo potrebbe penalizzare alcune inserzioni a vantaggio di quelle con più storicità. Tuttavia, bisogna tenere presente che questo meccanismo non sempre si dimostra come quello più funzionale.

Dunque, diviene fondamentale monitorare le inserzioni e spegnere quelle che non funzionano per far sì che Facebook abbia il budget e il tempo sufficienti a mostrare l’AD alle persone giuste.

E il CPM?

Il CPM (Costo per Mille Impression) è il parametro che ci indica che per raggiungere le 1000 visualizzazioni è necessario investire un certo budget.

Riprendiamo ora l’esempio di cui sopra. Vediamo che la campagna ha un CPM di 5,44€.

Investendo un budget di 7,50€ sarà possibile raggiungere poco più di 1000 visualizzazioni. Tuttavia, è essenziale chiarire un aspetto importante: il numero di visualizzazioni non coincide con il numero di persone che visualizzano un determinato contenuto.

1000 visualizzazioni potrebbero essere il frutto di 500 persone che hanno visualizzato l’annuncio due volte ciascuno.

Pubblici broad vs. pubblici di remarketing: Parliamo di ampiezza

Innanzitutto, chiariamo questi due concetti.

Per “broad” si intende un pubblico ampio e freddo, quindi che non ci conosce.

Per “remarketing” (e anche per “retargeting”) si intende un pubblico caldo, cioè che ha già conosciuto il brand o che ha espresso una intenzione di acquisto.

Ora, c’è però un quesito da porsi per quello che riguarda la corretta realizzazione di un funnel di vendita: Come impostare i pubblici, rispettivamente freddo e caldo?

Partendo dal presupposto che ogni caso è a sé stante.

Iniziamo definendo il punto di partenza e in base a quello decidiamo il budget da allocare.

In generale, quando si parte da zero e si devono raggiungere persone nuove si dovrebbe allocare la maggiore parte del budget sull’audience più ampia, ossia quella broad. Così facendo abbiamo la possibilità di incrementare l’insieme degli utenti che fanno parte dei gruppi di remarketing.

Marginalità dei prodotti e Facebook ADS: quando investire in campagne e quando no?

Ipotizziamo di dover vendere 10 prodotti, ciascuno con un margine di 2€. Avremo 20€ totali di budget a disposizione. In che modo possiamo sfruttarli al meglio?

Innanzitutto, se disponi di un margine di 2€ per ogni prodotto, a meno che non si tratti di un acquisto ricorrente, non potrai fare Facebook ADS.

In linea generale, infatti, non è possibile fare marketing con un margine così ridotto a meno che non si verifichi un ciclo di acquisti ricorrenti da parte di ciascun cliente acquisito. Dunque, se vuoi che i tuoi clienti acquistino il tuo prodotto più volte nel tempo, allora investire in campagne Facebook ADS con marginalità così ridotte ha senso.

Diverso è se vendi una gamma diversificata di prodotti ma disponi di budget ristretti. In questo caso potresti orientarti verso la promozione di uno specifico prodotto, magari quello più facile da vendere o quello più venduto. O addirittura utilizzarlo come front-end per cercare di vendere anche gli altri prodotti.

Resta comunque il fatto che il budget sia ridotto. E questo rappresenta un limite. Un limite che non permette a Facebook di raccogliere dati sufficienti per portare dei risultati. Dunque, qual è la soluzione?

E tu, questi 10 errori li conoscevi?

D’altra parte se sei arrivato a leggere fino a qui probabilmente hai fatto o stai facendo campagne su Facebook senza ottenere dei risultati.

E per riuscire a raggiungerli cosa c’è di meglio se non una agenzia di Digital Marketing come la nostra?

Siamo un team di professionisti il cui obiettivo principale è quello di portarti risultati perché vogliamo avere clienti soddisfatti per far sì che continuino a lavorare con noi nel tempo.

Per tante aziende abbiamo rappresentato e continuiamo a rappresentare un punto di riferimento (qui è possibile trovare tutte le testimonianze dei nostri clienti e non clienti).

Il team di Stratego Swat sarà felice di conoscerti e scoprire se potrai essere il partner giusto.

Ma come capirlo?

Richiedici una valutazione. Poi, in base a quella decideremo se ci sono gli elementi per portarti risultati.

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